| "Descrizione" by Nat45 (5786 pt) | 2025-Dec-04 12:41 |
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Crespino indiano, Daruharidra (Berberis aristata DC.)
Con il termine crespino indiano si indica Berberis aristata DC., specie arbustiva spinosa originaria delle regioni montane dell’Asia meridionale, in particolare dell’area himalayana (India settentrionale, Nepal e zone limitrofe). È tipica di ambienti collinari e montani, spesso tra i 1.000 e i 3.000 m di altitudine, su suoli ben drenati, moderatamente acidi o debolmente sub–basici, in aree esposte a buona luminosità e con clima da temperato fresco a freddo. La pianta forma cespugli densi, con fusti ramificati, armati di spine robuste e foglie generalmente ovato–ellittiche, coriacee, disposte in gruppi sui rametti laterali. I fiori, di colore giallo intenso, sono riuniti in piccoli grappoli penduli; i frutti sono bacche oblunghe di colore rosso–violaceo a maturità.
Dal punto di vista morfologico e merceologico, gli organi di maggior interesse sono la corteccia del fusto e delle radici, nonché la radice stessa, che costituiscono la principale droga utilizzata nella preparazione di estratti e polveri. In alcune aree si raccolgono anche i frutti, impiegati localmente in preparazioni alimentari tradizionali (confetture, condimenti acidi), mentre la parte legnosa e le foglie rivestono un ruolo secondario. La qualità della materia prima dipende da origine geografica, modalità di raccolta, essiccazione e condizioni di stoccaggio, con incidenza diretta sul contenuto dei principali costituenti.
La composizione di Berberis aristata è caratterizzata dalla presenza di alcaloidi isoquinolinici, in particolare berberina, affiancata da altri alcaloidi (ad esempio palmatina, jatrorrizina e correlati), concentrati soprattutto nella corteccia e nelle radici. Sono inoltre presenti tannini, acidi fenolici, una frazione di lignine, fibre, minerali e costituenti minori tipici dei tessuti legnosi. La variabilità nel contenuto di alcaloidi e polifenoli è legata a fattori genetici, condizioni pedoclimatiche, età dei tessuti e trattamenti post–raccolta, e richiede un controllo analitico per la standardizzazione degli estratti destinati all’uso industriale.
Sul piano applicativo, il crespino indiano è utilizzato prevalentemente nella filiera degli estratti vegetali come fonte di berberina e altri alcaloidi, impiegati come ingredienti in preparazioni erboristiche e in alcuni integratori, nel rispetto delle normative vigenti e dei limiti d’impiego stabiliti. I frutti, per il loro gusto fortemente acidulo e leggermente astringente, trovano uso più limitato in prodotti alimentari tradizionali, spesso in miscela con altri ingredienti. La qualità e l’idoneità all’uso dipendono da una corretta identificazione botanica, dalla selezione della parte di pianta utilizzata, dal controllo del tenore in alcaloidi e dalla verifica dell’assenza di contaminanti (metalli pesanti, residui indesiderati), al fine di garantire composizione costante e sicurezza nelle diverse applicazioni.
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Nome botanico: Berberis aristata DC.
Nome comune: berberis, crespino indiano, daruharidra
Famiglia: Berberidaceae
Ordine: Ranunculales
Cladi moderni (filogenetici):
Angiosperms
Eudicots
Core eudicots
Dominio: Eukaryota
Regno: Plantae
Berberis aristata è un arbusto sempreverde spinoso originario delle regioni sub-himalayane e di altre aree montane dell’Asia meridionale. Predilige climi temperati freschi o sub-temperati, con estati moderate e inverni freddi.
È una specie rustica, capace di tollerare gelate e freddi intensi (fino a valori ampiamente sotto lo zero), purché il terreno non sia costantemente inzuppato. Non gradisce invece climi caldi e secchi prolungati, nei quali tende a ridurre la crescita e la produzione di foglie e frutti.
Si adatta sia al pieno sole sia alla mezz’ombra:
in pieno sole la vegetazione è più compatta e la fioritura/fruttificazione risultano in genere più abbondanti;
in mezz’ombra luminosa l’arbusto mantiene comunque un buon sviluppo, soprattutto in zone con estati più calde, dove una leggera ombreggiatura riduce lo stress idrico.
Per impianti produttivi o siepi protettive è utile scegliere siti ben arieggiati, evitando però esposizioni estremamente ventose.
La specie è relativamente poco esigente e si adatta a molti tipi di suolo, ma per una crescita ottimale preferisce:
terreni ben drenati, senza ristagni;
tessitura da franca a franco-sabbiosa o anche franco-argillosa, purché con buona porosità;
contenuto medio di sostanza organica;
pH da subacido a neutro, con una certa tolleranza anche verso suoli leggermente alcalini.
Può crescere anche in suoli magri e poco profondi, ma una migliore fertilità di base favorisce vigore, densità della chioma e produzione di radici (importanti dove la specie è coltivata a scopo officinale).
In aree con piogge regolari il fabbisogno idrico può essere coperto in gran parte dalle precipitazioni. In coltivazione:
le giovani piante richiedono irrigazioni di sostegno nel primo anno, fino a buon attecchimento;
durante le fasi di crescita attiva, fioritura e ingrossamento dei frutti è opportuno mantenere il terreno moderatamente umido, evitando sia la siccità prolungata sia il ristagno;
una volta ben affrancati, gli arbusti adulti tollerano brevi periodi di siccità, ma rispondono positivamente a un’umidità del suolo abbastanza costante.
Sistemi a goccia o microirrigazione sono utili per contenere i consumi d’acqua e limitare l’umidità sul fogliame.
Nel periodo vegetativo l’intervallo favorevole si colloca in genere tra 10 e 25 °C. L’arbusto:
sopporta inverni rigidi tipici delle aree montane temperate;
può essere danneggiato in caso di caldo intenso e prolungato associato a siccità;
beneficia, in piena estate, di una moderata umidità atmosferica e di suolo.
Grazie alla sua rusticità è coltivabile anche in aree con ampie escursioni termiche, purché l’apparato radicale non sia soggetto a ristagno idrico.
Le esigenze nutrizionali non sono elevate, ma una gestione razionale della fertilità migliora la struttura dei cespugli e la produzione di biomassa radicale e legnosa:
sostanza organica (compost, letame ben maturo) da distribuire periodicamente per migliorare struttura, capacità di ritenzione idrica e disponibilità graduale di nutrienti;
azoto (N) in quantità moderate per sostenere la crescita dei giovani getti, evitando eccessi che portano a vegetazione troppo tenera e suscettibile a stress;
fosforo (P) per lo sviluppo radicale;
potassio (K) per robustezza dei tessuti, resistenza agli stress e qualità dei tessuti legnosi e dei frutti.
La concimazione dovrebbe essere tarata in base a analisi del suolo, età delle piante e obiettivi (ornamentale, siepe, uso officinale).
Potatura:
Berberis aristata sopporta bene potature anche relativamente energiche, con capacità di ricaccio dalla base;
si eseguono interventi di formazione (nei primi anni, per impostare la struttura del cespuglio o della siepe) e di mantenimento, eliminando rami secchi, deboli o mal disposti;
nei sistemi a siepe o a uso officinale la potatura favorisce una chioma più fitta e una migliore accessibilità in raccolta.
Gestione delle infestanti:
importante soprattutto nei primi anni, finché la chioma non copre il terreno;
utili pacciamature organiche per limitare la competizione, conservare umidità e migliorare nel tempo le proprietà del suolo.
Difesa fitosanitaria:
la specie è in genere rustica, ma può essere soggetta ad attacchi di afidi e a malattie fungine (es. oidio) in condizioni di elevata umidità e scarso arieggiamento;
un buon sesto d’impianto, potature regolari e irrigazione non eccessiva sono misure preventive fondamentali.
A seconda della destinazione:
Radici e rizomi (uso officinale): raccolti in genere su piante di alcuni anni, in periodo di riposo vegetativo (fine autunno–inizio inverno), quando il contenuto in berberina e altri alcaloidi è più elevato;
Corteccia e legno: raccolta in modo selettivo, evitando di compromettere la vitalità degli arbusti;
Frutti: in alcuni contesti tradizionali possono essere raccolti a piena maturità per uso alimentare o trasformazioni locali.
La raccolta deve essere pianificata per non debilitare eccessivamente le piante, soprattutto quando si prelevano parti radicali o porzioni importanti di legno.
Berberis aristata può essere moltiplicata sia per seme sia per via vegetativa:
Per seme:
i semi richiedono spesso un periodo di stratificazione a freddo per migliorare la germinazione;
la germinazione è relativamente lenta e disomogenea;
la propagazione da seme introduce variabilità, utile nei programmi di selezione ma meno per impianti omogenei.
Per talea legnosa o semilegnosa:
si prelevano porzioni di ramo con 2–3 nodi;
l’uso di ormoni radicanti e substrati sabbiosi o ben drenati aumenta la percentuale di attecchimento;
questo metodo consente di mantenere fedelmente le caratteristiche delle piante madri.
Per propaggine o margotta:
rami flessibili possono essere interrati parzialmente o sottoposti a tecniche di margotta per ottenere nuove piante;
adatto soprattutto per piccole produzioni o per la conservazione di genotipi di interesse.
Valori nutrizionali indicativi per 100 g (radice essiccata)
Energia: ~240–280 kcal
Proteine: ~7–9 g
Carboidrati totali: ~45–55 g
Fibre: ~25–30 g
Lipidi: ~2–4 g
SFA
MUFA
PUFA
Minerali: potassio, calcio, ferro, manganese
Vitamine: tracce di vitamina C e alcune vitamine del gruppo B
Sodio: basso
(Valori riferiti a materiale essiccato destinato a estrazione; l’uso reale in infusi o estratti implica quantità ridotte.)
Principali sostanze contenute
Alcaloidi isoquinolinici: berberina (composto principale), berbamina e derivati correlati
Polifenoli: tannini, flavonoidi e altre sostanze fenoliche
Componenti vegetali fibrosi: cellulosa, emicellulose e lignina
Macronutrienti: carboidrati strutturali, piccole quote proteiche e lipidiche (SFA, MUFA, PUFA)
Micronutrienti: minerali (K, Ca, Fe, Mn) e tracce di vitamine idrosolubili
Processo di produzione
Raccolta della radice e/o della corteccia di fusto
Pulizia meccanica e separazione delle impurità
Essiccazione controllata a basse temperature
Triturazione o riduzione in chips per uso estrattivo
Preparazione di estratti acquosi o idroalcolici con successiva concentrazione o essiccazione spray-dry
Standardizzazione dei titoli in berberina e alcaloidi totali per impiego tecnico
Proprietà fisiche
Materiale legnoso o radice essiccata, dura e fibrosa
Colore da giallo ocra a marrone bruno in base alla parte vegetale
Odores erbacei e resinosi
Solubilità acquosa limitata per la matrice fibrosa, con estrazione selettiva di alcaloidi e polifenoli in solventi idonei
Proprietà sensoriali e tecnologiche
Sapore amarognolo e astringente
Aroma vegetale, resinoso e leggermente legnoso
Buona compatibilità in estratti e formulazioni erboristiche liquide o in polvere
Utilizzabile in miscele per infusione, capsule e compresse
Stabilità sensoriale condizionata da temperatura, umidità e condizioni di stoccaggio
Impieghi alimentari
Uso primario in tisane ed estratti vegetali
Impiego in miscele erboristiche come componente funzionale
Utilizzo quantitativamente ridotto in preparazioni infusionali per via del sapore amaro
Nutrizione e salute
Impatto calorico irrilevante nei dosaggi tipici di preparazioni erboristiche
Presenza di berberina e altri alcaloidi vegetali
Contenuto di polifenoli e sostanze antiossidanti
Uso come pianta officinale tradizionale per estratti e tisane
Materie prime storicamente considerate sicure nell’uso erboristico alle dosi convenzionali
Nota porzione
Per tisane e infusi: 1–2 g di radice essiccata per tazza o secondo indicazioni della miscela.
Per estratti titolati, attenersi alle condizioni d’uso previste dal prodotto.
Allergeni e intolleranze
Non rientra tra gli allergeni principali
Possibili rare sensibilizzazioni individuali a piante officinali
Verificare eventuali ingredienti aggiunti nelle miscele (foglie, scorze, aromi, ecc.)
Conservazione e shelf-life
Materia prima essiccata: conservare in contenitori chiusi, al riparo da luce, umidità e calore
Estratti secchi: richiedono ambienti asciutti e contenitori ad elevata tenuta
Estratti liquidi: conservare secondo indicazioni del produttore, evitando esposizione a fonti di calore e aria
Perdita progressiva della quota aromatica e possibile degradazione dei principi attivi se stoccata impropriamente
Sicurezza e regolatorio
Materia prima soggetta ai requisiti igienico-sanitari e di qualità previsti dai sistemi di autocontrollo HACCP
Controlli su contaminanti, identità botanica, residui e purezza del materiale
Per estratti destinati ad alimenti o integratori, applicazione di norme specifiche su etichettatura, composizione e sicurezza
Utilizzo in concentrazione adeguata e secondo indicazioni tecniche
Etichettatura
Denominazione botanica e parte vegetale utilizzata
Origine, lotto, TMC o scadenza
Condizioni di conservazione
Ingredienti aggiunti (per miscele)
Evidenziazione di eventuali allergeni provenienti da altre materie prime
Troubleshooting
Estratto debole → materia prima poco fresca o parametri estrattivi non ottimali; migliorare metodo di estrazione o qualità della radice
Eccessiva amarezza → ridurre dosaggi o tempi d’infusione
Perdita di attività nel tempo → esposizione a luce/calore; migliorare conservazione e packaging
Sostenibilità e filiera
Provenienza da aree collinari e montane, con necessità di tutela delle popolazioni vegetali
Raccolta responsabile ed eventuale coltivazione evitano pressione sulle risorse naturali
Tracciabilità, controllo della filiera e corretta gestione delle pratiche agricole migliorano qualità e sostenibilità
Essiccazione adeguata e riduzione degli sprechi lungo la filiera contribuiscono all’efficienza ambientale
Principali funzioni INCI (cosmesi)
Berberis Aristata Root Extract
funzione antiossidante e botanica
componente per prodotti cosmetici naturali
impiego in formule skin-care e detergenti delicati
Il materiale vegetale deve rispettare requisiti di qualità, purezza e sicurezza previsti dalla normativa cosmetica.
Conclusione
Berberis aristata è una specie vegetale di interesse erboristico caratterizzata da presenza di alcaloidi, in particolare berberina, polifenoli e sostanze aromatiche. L’impiego in infusi ed estratti è tradizionalmente diffuso, con livelli d’uso ridotti e conformi alla destinazione erboristica.
La corretta gestione della filiera, l’identificazione botanica, i controlli di purezza e le buone pratiche di conservazione consentono di mantenere qualità, stabilità e sicurezza del prodotto in ambito alimentare e cosmetico.
Mini-glossario
SFA – saturated fatty acids: acidi grassi saturi
MUFA – monounsaturated fatty acids: acidi grassi monoinsaturi
PUFA – polyunsaturated fatty acids: acidi grassi polinsaturi
HACCP – Hazard Analysis and Critical Control Points: sistema per la sicurezza alimentare e il controllo dei rischi
Studi
Da Berberis aristata viene estratta la berberina, un sale quarternario di ammonio, un alcaloide con proprietà neuroprotettive, anti infiammatorie e protettive del sistema cardiovascolare.
Gli estratti di radice e corteccia di Berberis aristata hanno dimostrato attività antiossidanti, antidiabetica ed antinfiammatoria (1). Studi farmacologici hanno evidenziato attività anticancro, antipiretica e analgesica (2). Altri studi riguardano il trattamento di disturbi ginecologici, faringiti, HIV-AIDS (3).
Bibliografia_________________________________
(1) Singh J, Kakkar P. Anti hyperglycemic and antioxidant effect of Berberis aristata root extract and its role in regulating carbohydrate metabolism in diabetic rats. J Ethnopharmacol. 2009;123:22–26.
Abstract. Ethnopharmacological relevance: Berberis aristata DC root is used in traditional medicine for a number of ailments including metabolic disorders. Aim of the study: The aim of the present study was to explore the antihyperglycemic and antioxidant potential of 50% aqueous ethanolic root extract of Berberis aristata (BA) in alloxan induced diabetic rats. Materials and methods: BA root extract (250 mg/kg) was administered to diabetic rats and standard drug glybenclamide (0.6 mg/kg) to group serving as positive control. Effect of extract on antioxidant and carbohydrate metabolism regulating enzymes of liver was studied in diabetic rats along with its safety parameters. Results: The main constituents of root were identified as berberine, berbamine and palmatine through HPTLC. The extract besides being safe, lowered the blood glucose significantly without any hypoglycemic effect on their control counterparts. It increased CAT, SOD, GPx, GR activity significantly and reduced lipid peroxidation (41.6%) and protein carbonylation (30.15%). It also increased the glucokinase and glucose-6-phosphate dehydrogenase activities and decreased glucose-6-phosphatase activity in diabetic rats which play a critical role in glucose homeostasis. Conclusion: Thus, the extract of Berberis aristata (root) has strong potential to regulate glucose homeostasis through decreased gluconeogenesis and oxidative stress.
(2) Dehar N, Walia R, Ratol S. Potentiation of thiopentone sodium induced hypnosis by Berberis aristata in rodents. Asian J Pharm Clin Res. 2013;5:131–133
(3) Tamilselvi S, Balasubramani SP, Venkatasubramanian P, et al. A review on the pharmacognosy and pharmacology of the herbals traded as Daruharidra. Int J Pharm Bio Sci. 2014;5:556–570.
Abstract. Daruharidra (Berberis aristata DC) has been used in ayurveda and traditional Chinese medicine for more than 3000 years. It is a red-listed endemic medicinal plant species of conservation concern and has become very important in recent years due to its rarity and huge demand in the medicinal plant sector. However, many other species such as Berberis asiatica Roxb., Berberis lycium Royle., Cosinium fenestratum (Gaertn.) Coleb and Morinda umbellate L. are recommended as ayurvedic substitutes of Daruharidra and traded in the market. In ayurveda, it has been reported to be diaphoretic and diuretic; used as a tonic and also in the preparations of formulations for treating eye diseases, jaundice and skin diseases, diarrhoea, syphilis, chronic rheumatism, urinary disorders etc. From time to time, a number of reports on the various pharmacognosical and pharmacological properties of original Daruharidra (B. aristata) and its substitutes have been reported. This review analyses traditional medicinal usage, and pharmacognosical and pharmacological investigations done on the endangered medicinal herb Daruharidra and its substitutes.
Kumari K, Setty OH. The protective effect of Berberis aristata against mitochondrial dysfunction induced due to co-administration of mitomycin C and cisplatin. J Cancer Sci Ther. 2002;4:199–206.
Abstract. Background: The combination of mitomycin C and cisplatin was proved to be beneficial in the treatment of lung cancer, breast cancer, anal carcinoma and human cervical cancer treatment. However, dose related toxicity happens to be one of the major concerns the treatment, leading to its discontinuation, although the patient’s response is encouraging. The aim of the present investigation was to study the protective effects of Berberis aristata (10 mg/kg body weight) on the mitochondrial dysfunction caused due to administration of mitomycin C (2 mg/kg body wt, ip) and cisplatin (12 mg/kg body wt, ip) Methods: We have investigated the effects and protective effects on oxidative phosphorylation, enzymes of the electron transport system, lipid peroxidation and phospholipid composition in liver and kidney mitochondria Results: Co-administration of mitomycin C and cisplatin resulted in significant decrease in active respiration (State 3 Respiration), Respiratory Control Ratio (RCR) and P/O ratio’s using either succinate or glutamate plus malate as substrate. Altered enzyme activities of NADH dehydrogenase, succinate dehydrogenase, succinatecytochrome c reductase, NADH-cytochrome c reductase, cytochrome c oxidase was observed. The levels of lipid peroxides were significantly increased, accompanied with a significant decrease in phospholipid content. Prior administration of Berberis aristata protected against observed mitochondrial dysfunction Conclusions: Our results demonstrate that prior administration of Berberis aristata could reduce the damage to mitochondrial function, by scavenging free radicals and thereby, preventing uncoupling of oxidative phosphorylation, deactivation of enzymes of electron transport chain, generation of lipid peroxides, oxidation of phospholipids ultimately inhibiting the signaling wave propagation to the mitochondria death receptor (membrane bound cytochrome c), which generally leads to apoptosis.
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