"Descrizione" by admin (19362 pt) | 2024-Oct-20 16:46 |
Il capriolo è un cervide di dimensioni relativamente piccole, caratterizzato da una corporatura snella e un'andatura leggera ed elegante. Il mantello del capriolo varia a seconda della stagione: in estate è di un colore bruno-rossiccio, mentre in inverno diventa grigio-bruno, un adattamento utile per mimetizzarsi meglio con l'ambiente circostante. I maschi possiedono palchi piccoli ma ben definiti, che vengono persi e ricrescono ogni anno durante la stagione riproduttiva. I palchi presentano solitamente tre punte e sono utilizzati durante i combattimenti per il predominio territoriale. Le femmine, invece, non possiedono palchi. I caprioli hanno occhi grandi e neri, che li aiutano a percepire i movimenti nei dintorni, e lunghe orecchie mobili che migliorano la capacità di rilevare suoni anche a lunghe distanze.
Classificazione scientifica:
Dimensioni e peso: Le dimensioni dei caprioli variano in base alla regione e alle condizioni ambientali. In media, i maschi adulti (caprioli) pesano tra i 15 e i 35 kg, mentre le femmine (capriole) pesano leggermente meno, tra i 15 e i 30 kg. La lunghezza del corpo è compresa tra 95 e 135 cm, mentre l'altezza al garrese varia dai 60 ai 75 cm. Il capriolo possiede un corpo compatto e agile, ideale per muoversi rapidamente attraverso la vegetazione fitta, utilizzando la sua velocità per sfuggire ai predatori.
Habitat: Il capriolo è una specie estremamente versatile, capace di adattarsi a una varietà di ambienti, che vanno dalle foreste decidue e miste alle praterie aperte e ai campi coltivati. È presente in gran parte dell'Europa, dall'Irlanda e dalla Penisola Iberica fino alla Scandinavia, passando per l'Europa orientale e l'Asia. Questo cervide predilige ambienti dove la vegetazione è densa e offre rifugio dai predatori e abbondante cibo. Durante l'estate, spesso si sposta in aree boschive o ricche di sottobosco, mentre in inverno può essere osservato in zone più aperte, inclusi campi agricoli, in cerca di foraggio.
Comportamento e abitudini: Il capriolo è noto per il suo comportamento territoriale, in particolare i maschi, che durante la stagione degli amori (tra luglio e agosto) diventano particolarmente aggressivi. Marcano il loro territorio utilizzando ghiandole odorifere posizionate sulla testa, sfregandole contro alberi e arbusti. Questo cervide è solitamente solitario, anche se in inverno si possono formare piccoli gruppi, principalmente composti da femmine e dai loro piccoli. Sono animali prevalentemente crepuscolari, attivi all'alba e al tramonto, e trascorrono il resto della giornata nascosti tra la vegetazione. I caprioli sono noti per la loro agilità e capacità di compiere grandi salti, che utilizzano per fuggire da potenziali predatori.
Pericoli, nemici e minacce: I principali predatori naturali del capriolo includono lupi il cui numero e attività predatoria in Italia è aumentato enormemente e pare fuori controllo, volpi e linci, anche se il rischio maggiore proviene dall'intervento umano. La caccia illegale e la distruzione dell'habitat sono le principali minacce alla popolazione di caprioli. La frammentazione degli habitat dovuta all'agricoltura intensiva, all'espansione urbana e alle infrastrutture stradali ha ridotto significativamente le aree naturali dove il capriolo può vivere indisturbato. Anche i veicoli rappresentano una grande minaccia, poiché gli incidenti stradali con i caprioli sono comuni in molte regioni. Inoltre, in alcune aree, l'eccessivo pascolo da parte dei caprioli può causare danni alle colture agricole, il che porta a conflitti tra agricoltori e fauna selvatica.
Specie protetta o minacciata: Il capriolo non è attualmente considerato una specie minacciata a livello globale, anche se la predazione dei lupi sta portando questa razza ai minimi storici (Il che dovrebbe portare ai nostri giorni ad un serio ripensamento ed abolizione dello status di animale protetto del lupo, vista anche la pericolosità di questo predatore nei confronti dell'uomo. Nel 2024 sulle alture di Finale Ligure e Noli, Liguria, Italia, un bambino è stato a stento salvato dall'essere attaccato da un lupo), tant'è che pur di sfuggire alla predazione, i caprioli ora si rifugiano addirittura nelle città. in alcune zone, è soggetto a regolamentazioni per la caccia, al fine di evitare un eccessivo sfruttamento. In paesi come la Francia, la Germania e il Regno Unito, le popolazioni di caprioli sono gestite attraverso quote di abbattimento annuali, per mantenere un equilibrio tra fauna selvatica e attività umane. Alcuni programmi di conservazione sono stati istituiti in aree dove le popolazioni sono state ridotte a causa della caccia o della perdita di habitat.
Bibliografia__________________________________________________________________________
Ebani VV, Trebino C, Guardone L, Bertelloni F, Cagnoli G, Altomonte I, Vignola P, Bongi P, Mancianti F. Retrospective Molecular Survey on Bacterial and Protozoan Abortive Agents in Roe Deer (Capreolus capreolus) from Central Italy. Animals (Basel). 2022 Nov 18;12(22):3202. doi: 10.3390/ani12223202.
Abstract. Bacterial and protozoan agents can determine abortion and other reproductive disorders in domestic ruminants, but data regarding their occurrence in wild ruminants are scanty worldwide, including in Italy. The aim of this retrospective study was to verify the occurrence of the main bacterial and protozoan abortive agents in 72 spleen samples previously collected from roe deer (Capreolus capreolus) living in mountain areas of Central Italy. All samples were collected and submitted to DNA extraction for other investigations. Molecular analyses were carried out on the DNA samples to detect Brucella spp., Chlamydia abortus, Coxiella burnetii, Salmonella enterica, Listeria monocytogenes, Neospora caninum, and Toxoplasma gondii. Three (4.16%) roe deer resulted PCR positive for C. burnetii and one (1.38%) for T. gondii. These findings suggest that roe deer living in the investigated areas do not act as important reservoirs of the searched agents. However, the tested animals lived in a closed area without contact with domestic animals that are usually involved in the epidemiology of the investigated pathogens. Monitoring of wild ruminants is pivotal to verify changes in the epidemiological scenario from a One Health perspective, too.
Žele Vengušt D, Kuhar U, Jerina K, Vengušt G. Twenty Years of Passive Disease Surveillance of Roe Deer (Capreolus capreolus) in Slovenia. Animals (Basel). 2021 Feb 5;11(2):407. doi: 10.3390/ani11020407. PMID: 33562662;
Abstract. In this paper, we provide an overview of the causes of death of roe deer (Capreolus capreolus) diagnosed within the national passive health surveillance of roe deer in Slovenia. From 2000 to 2019, postmortem examinations of 510 free-ranging roe deer provided by hunters were conducted at the Veterinary Faculty, Slovenia. A comprehensive necropsy was performed. According to the results of the necropsy, the samples were subjected to microscopic, histopathological, bacteriological, parasitological, or virological examination. The most frequent causes of death in roe deer were infectious diseases (67%), followed by noninfectious diseases (28%). Of all deaths, parasitic infections represented 48%, bacterial infections 14.8%, trauma 12.5%, and metabolic disorders 9.8%. Less frequent causes were diseases like neoplasia and mycotic infections, winter starvation, hernias, and lightning strike. This study covered an estimated 1% of the total disease-related mortality of roe deer in Slovenia. Comparisons of sex/age structure indicated that hunters did not provide random samples (e.g., young males were disproportionately represented). Therefore, such monitoring does not ensure an unbiased assessment of the significance of the individual disease for the mortality of the population; however, it can provide credible evidence of whether or not a particular disease is present in a population. We show that no identified disease in roe deer in Slovenia can be considered a significant health threat to roe deer, other wildlife species, or humans.
Huber N, Vetter SG, Evans AL, Kjellander P, Küker S, Bergvall UA, Arnemo JM. Quantifying capture stress in free ranging European roe deer (Capreolus capreolus). BMC Vet Res. 2017 May 10;13(1):127. doi: 10.1186/s12917-017-1045-0.
Abstract. Background: To understand and reduce the concomitant effects of trapping and handling procedures in wildlife species, it is essential to measure their physiological impact. Here, we examined individual variation in stress levels in non-anesthetized European roe deer (Capreolus capreolus), which were captured in box traps and physically restrained for tagging, biometrics and bio-sampling. In winter 2013, we collected venous blood samples from 28 individuals during 28 capture events and evaluated standard measurements for stress (heart rate, body temperature, neutrophil to lymphocyte ratio, lactate and total cortisol). Additionally, we assessed stress using the immunological tool, Leukocyte Coping Capacity (LCC), a real-time proxy for stress measuring oxygen radical production by leukocytes. Finally, the behavioral response to handling was recorded using a scoring system. Results: LCC and therefore stress levels were negatively influenced by the time animals spent in the box trap with human presence at the capture site prior to handling. In contrast, none of the classical stress measures, including total cortisol, nor the behavioral assessment, were correlated with the stressor tested (time of human presence prior to handling) and thus did not provide a clear depiction regarding the extent of the animals short-term stress response. Conclusions: Overall our study verifies the LCC as a strong method to quantify short-term stress reactions in wildlife. Moreover, our results clearly show that human presence at the trapping site prior to handling should be kept to an absolute minimum in order to reduce stress levels.
Elmi A, Zannoni A, Govoni N, Bertocchi M, Forni M, Ventrella D, Bacci ML. Uncovering the Physiological Mechanisms Underlying the Roe Deer (Capreolus capreolus) Testicular Cycle: Analyses of Gelatinases and VEGF Patterns and Correlation with Testes Weight and Testosterone. Animals (Basel). 2020 Mar 6;10(3):444. doi: 10.3390/ani10030444.
Abstract. The roe deer (Capreolus capreolus) represents a spontaneous model of testicular inactivation: During winter, bucks show a suspension of spermatogenesis that starts again in spring and peaks during the breeding season (July-August). The underlying mechanisms to the regulation of the cyclic testicular changes are still not fully clear but seem to be imputable to the spermatogenic cell line since other testicular cell populations remain stable without apoptotic phenomena. The aim of the study was to investigate apoptosis, gelatinases (MMP2 and 9), their inhibiting factors (TIMP 1-2), and two isoforms of vascular endothelial growth factor (VEGF121 and 165) with its receptors (VEGFR1-2) in testes collected during pre- and post-rut periods, and to correlate them with testicular weight (TW) and testosterone (TEST). Testes from 18 adult sexually mature bucks were collected in Bologna Apennines (Italy). Samples were weighed and parenchyma collected. Radioimmunoassay, real-time PCR, and zymography were performed. The results showed a post-rut decrease in TW and TEST and an increase in proMMP2, also highlighting a correlation between the gelatinases and the testicular functionality. The VEGF pattern did not show modifications nor correlation with TW and TEST. Overall, gelatinases and their inhibitors, described herein for the first time in roe deer testes, seem to play an important role in the testicular cycle.
Plis K, Niedziałkowska M, Borowik T, Lang J, Heddergott M, Tiainen J, Bunevich A, Šprem N, Paule L, Danilkin A, Kholodova M, Zvychaynaya E, Kashinina N, Pokorny B, Flajšman K, Paulauskas A, Djan M, Ristić Z, Novák L, Kusza S, Miller C, Tsaparis D, Stoyanov S, Shkvyria M, Suchentrunk F, Kutal M, Lavadinović V, Šnjegota D, Krapal AM, Dănilă G, Veeroja R, Dulko E, Jędrzejewska B. Pan-European phylogeography of the European roe deer (Capreolus capreolus). Ecol Evol. 2022 May 19;12(5):e8931. doi: 10.1002/ece3.8931. PMID: 35600675; PMCID: PMC9120558.
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